Il punto di vista

Lenti e Colori, Reale o Percepito?

Ciascuno di noi guarda la vita attraverso delle lenti.

Il nostro cervello capta segnali dal mondo esterno attraverso i sensi, registra le informazioni e le rielabora secondo schemi propri e acquisiti lungo il corso della vita.

Da piccoli siamo stupore totale nei confronti di un mondo sconosciuto. Crescendo le esperienze creano binari preferenziali, schemi e caselle ed etichette. La tendenza è a guardare il mondo con meno stupore e più aspettativa. 

Alla nascita, probabilmente, siamo un 360° di percezione attraverso quello che possiamo definire il nostro diamante, cioè la nostra essenza più profonda, la nostra Unicità, i nostri colori. Già solo questo, rende il percepito di ciascuno di noi unico, anche se rilevato attraverso gli stessi sensi che ci accomunano come specie e che condividiamo con altre. Oggi possiamo immaginare come vede un pipistrello grazie ai radar, piuttosto che altre specie grazie ai sonar. Come umanità, con i sensi di cui siamo dotati, percepiamo una percentuale davvero piccola della realtà che ci circonda. Abbiamo inventato strumenti che captano onde, segnali, che ci hanno aperto mondi su parti di realtà fino a quel momento a noi ignote.

Chissà quanto ancora c’è, che neanche immaginiamo!…

Ma torniamo a quel diamante, quella lente pura e cristallina…

Nasciamo in una famiglia, in un paese o città, in uno stato, in un continente…

Ciascuno è come un filtro, e quelli citati sono solo i principali. Ciascun filtro dà una sua sfumatura alla realtà, secondo i propri schemi, ideali, dogmi, tabù, illusioni ecc. Può essere bella o brutta, non importa, il punto è che, a volte, la realtà percepita da me potrebbe essere molto distante da quella percepita da altri. Dove io, per cultura, potrei vedere evoluzione, un altro potrebbe vedere degrado e viceversa. Oppure come cani e gatti…personalmente convivo con entrambi, ma nel tempo mi sono resa conto che c’è un punto chiave nella comunicazione delle due specie: il cane scodinzola quando è felice, il gatto quando caccia…e sì, è comunque felice, ma diciamo che il primo ne ha prese parecchie prima che si capissero!

Perciò, se parto dal presupposto che c’è molto che potrei non vedere, sapere, considerare, percepire, ecc. un po’ mi sento un granellino di sabbia in un mare infinito, però, nello stesso tempo,  più ripulisco la mia lente, più posso vedere meglio attraverso il mio diamante e consegnare al mondo quel pezzetto di verità che solo io posso portare con la mia unicità. Questo credo che sia, al di là di tutto, il valore di ciascuno di noi, tessere di un infinito mosaico.

Come gli occhiali, a volte, fanno condensa e si appannano, a volte le emozioni offuscano la visuale, tanto la gioia quanto la rabbia, la paura o la tristezza. Qualcuno, a tal proposito, consigliava di non prendere decisioni importanti quando si è troppo felici o troppo tristi. Le emozioni non rappresentano un problema in sé, anzi, sono grandi indicatori, se ascoltati, di come stiamo basta essere consapevoli che in quei momenti il controllo e la lucidità non sono ai massimi livelli. Il vero problema sono le emozioni represse o comunque non elaborate, soprattutto il dolore, che distorcono la realtà in modo sensibile e spesso mostruoso condizionando il nostro presente e la nostra vita.

Esistono potenzialmente innumerevoli punti di vista, alcuni saranno simili, altri diametralmente opposti, come due che guardano versanti diversi della stessa montagna.

Credo che sia inutile discutere su quale sia il migliore, mentre trovo molto più interessante vedere come si amplia il quadro, e quindi le possibilità, integrandoli:

Tu potresti vedere qualcosa che io, dal mio punto di vista, non vedo…

Sta poi a me comprendere se può o non può essermi utile. Alcuni potrei non condividerli, è una scelta personale, ma hanno comunque diritto di esistere quanto il mio, tessere di un infinito mosaico.