Il corpo (ci) parla

…di come Vivere e Bene

Ogni parte (tessuto, organo, apparato, sistema, ecc. )ha una o più funzioni che esprime su più piani (fisico, emotivo, psicologico) in un macro-sistema dove tutto è interconnesso.

Così il mio stomaco accoglie e digerisce, cioè inizia a scomporre affinché possa essere assimilato, ciò che mangio tanto quanto ciò che vivo. E il mio intestino tenue discerne il puro dall’impuro, ciò che è per me utile e buono da ciò che non lo è,tanto nel bolo quanto nella vita.

La sopravvivenza non è contemplata dalla Natura come stile di vita ma come modalità momentanea per far fronte a una data situazione.

Il nostro cervello è programmato per la ricerca del piacere.

Non solo sopravvivere, ma vivere pienamente.

Se ci troviamo ad affrontare una situazione altamente drammatica, vissuta con senso d’isolamento e solitudine, nella quale viene minacciato un bisogno o una funzione biologica, nel nostro corpo partono in esecuzione dei programmi speciali e sensati, coordinati da attivazioni cerebrali, per fare in modo di tornare a vivere e bene. Questi programmi speciali e sensati attivati dai conflitti in modo totalmente inconscio e automatico, non distinguono un’asfissia fisica dal sentirsi mancare l’aria in una relazione. Non distinguono il reale dal percepito.

La funzione che una parte (tessuto, organo, apparato, sistema, ecc.) svolge sul piano fisico è la stessa che svolge anche su tutti gli altri piani: emotivo, psicologico, energetico.

Uno stimolo o una condizione percepiti come contrari al vivere e bene per me,

attivano risposte coerenti alla risoluzione di quello stimolo/condizione specifica.

Chiudo e irrigidisco spalle e scapole come un pugile per proteggermi anche se mi sento sotto attacco verbale e non solo fisico. Nei timidi o nelle vittime la posizione diventa postura.

Se mando giù un boccone indigesto, lo stomaco potrebbe ricevere lo stimolo di rigettarlo (nausea-vomito) o produrre più acidi per favorire la digestione; se non dovesse bastare, potrebbe dover produrre più tessuto ghiandolare per produrre più acido.

Questo dà senso a tutti quei filoni più o meno pragmatici che leggono la problematica nel sintomo.

Da cui, la mia stitichezza, altro esempio, potrebbe non avere radice nel tipo di cibo che assumo, ma nella difficoltà a lasciar andare qualcosa, qualcuno, un’attitudine, un’idea…

Il rischio, a navigare in queste acque, è di rimanere in superficie con banali considerazioni che restano solo sul piano teorico senza una vera e propria presa di coscienza e azione in merito. Questo è il passaggio cruciale, qui ci sono le acque più tempestose e temibili, perché le verità celate in quegli abissi potrebbero rivelare la necessità interiore, personale, della propria essenza più profonda, di cambiamenti che scuotono la mente al sol pensiero. Eppure non è un’entità esterna, una sfiga cosmica o una maledizione karmica[1] a chiedercelo, ma la nostra stessa essenza, e lo fa perché vuole vivere, ed esprimere e condividere la propria unicità.

Viviamo in una società che teme il dolore tanto quanto la morte, e alla comparsa di un sintomo portiamo avanti battaglie alla Don Chisciotte contro mulini a vento che non sono altro che la nostra stessa ombra, ovvero ciò che ancora non sappiamo di noi.

Blasfemo chiamare il capo, tanto quanto l’amico, per dirgli che stiamo a casa perché ci è venuto mal di testa e vogliamo prenderci il tempo con noi stessi per comprendere il nostro disagio… Meglio spegnere il campanello dall’arme e andare avanti con i paraocchi, “tanto è normale…tutti hanno mal di testa…”, “stringi i denti e vai avanti”… e così i nodi si accumulano… poi un giorno, come se non ci avesse provato a dare avvisaglie prima, il corpo ci ferma con le cattive e noi a sentirci povere vittime (per approfondire:  Il Triangolo Drammatico).

Il Corpo non è nostro nemico, se ci prendessimo spazio e tempo per ascoltarlo ha molto da dirci sulla nostra verità. Quando stiamo male, il corpo non ci sta remando contro, esprime un nostro disquilibrio, un nostro disagio.Vista in quest’ottica, guarire non significa “combattere una malattia”, ma comprendere dove è stata persa l’armonia e la coerenza con la nostra natura e tra le nostre parti. Non è una lotta, ma una comprensione della Vita e delle leggi che ne determinano il naturale fluire. La Morte ne fa parte e riveste un ruolo essenziale.

Come umanità abbiamo sviluppato migliaia di tecniche per aiutarci a tornare dentro, all’ascolto interiore…ma, ciechi, ci perdiamo ancora a collezionare figurine-attestati ed egocentrici “lo so già”, senza giocare nemmeno una partita… restando nel mare tra il dire e il fare e perdendoci la sostanza di quei concetti.

Basta poco!

1.Un po’ di allenamento nella quiete

Ogni tanto… Mi siedo in un posto tranquillo e confortevole, dove non sarò disturbata…

Mi concentro sul respiro…

Inspiro… e porto dentro aria fresca,

Espiro… con l’Intento di rilassare le tensioni…

Se la Mente s’intromette, gentilmente allontano il pensiero con l’espirazione.

(procedo da testa a piedi fin quando sento il corpo più rilassato possibile)

Sempre rimanendo connessa al respiro,

…provo…

…a stare…

…. con quello…

….che c’è….

Come sto?…

-Posso anche chiedere espressamente al corpo cosa ha da dirmi riguardo una situazione/relazione/persona…-

All’inizio potrebbe non emergere nulla o potrei sentire qualcosa ma non darci peso, nell’aspettativa di chissà quale manifestazione…

Se resto, cercando il piacere nella posizione, nel massaggio del respiro che si espande e ritira… prima o poi qualcosa emerge…

2. Quando ho un sintomo, provo a farmi due domande in più…

Di base: A cosa mi serve questo sintomo/situazione?… Quale vantaggio ottengo?…

Possiamo imparare nella quiete per reagire in modo più funzionale nella tempesta.

Come tutti i linguaggi, anche quello del corpo va appreso, e ci vuole tempo. Ha una radice che ci accomuna in quanto umanità, legata alle funzioni che la parte in questione svolge, ma nello specifico è qualcosa di intimo e personale, e vuole parlarci di noi, di come stiamo nei vestiti/personalità che indossiamo o negli schemi comportamentali che adottiamo nelle nostre giornate, nelle relazioni che instauriamo, e così via… Ci avvisa quando iniziano a starci stretti, ma non sempre ascoltiamo perché non è giusto, non è morale, non è ben visto…non posso… Sono tutti costrutti mentali che spesso, purtroppo, ci portano contro la nostra natura e se non lo capiamo razionalmente entra in gioco l’inconscio per risolvere il problema e riportarci a noi stessi.

In quei momenti, cosa faccio?…

So prendermi il tempo e lo spazio per ascoltarmi?…

So darmi il tempo di riposare e recuperare?…

Il corpo ha una grande capacità di riparazione e rigenerazione, basta pensare al fegato, di cui trapiantiamo soltanto un pezzetto, tanto è rapido nel farlo. Eppure nel fegato cirrotico non ci riesce, non perché incapace, ma perché non gli si dà il tempo di farlo, e deve rattoppare come può con tessuto connettivo.

In conclusione, non tutti scelgono come professione il meccanico o il medico, ma credo sia utile per chiunque avere conoscenze base del funzionamento di un auto, piuttosto che di come cambiare una gomma, tanto quanto di capire come funziona basilarmente il nostro corpo, oltre che coltivare l’ascolto. Il corpo è il meraviglioso mezzo attraverso il quale possiamo fare esperienza della materia per come la viviamo ed è un potente traduttore e tramite tra conscio e inconscio. Non siamo nati con il libretto d’istruzioni. Al punto in cui siamo, ciascuno ha già sicuramente imparato tante cose, ma…

Non siete curiosi di scoprire quali altre potenzialità possiede il vostro corpo tanto quanto quali sorprese potrebbe riservarvi la vita?…

Vi basta davvero rassegnarvi alla triste idea che, dopo tutti ‘sti millenni di evoluzione, il nostro corpo sia così incapace da aver bisogno di tutta quella morbosa assistenza insensata che gli dedichiamo (…senza ascoltare veramente)?…

Volete davvero credere che sia naturale e sensato invecchiare e morire in modo così indecoroso?…

Abbiamo superbamente definito junk DNA (DNA spazzatura) quella parte di genoma di cui non avevamo capito la funzione, per poi oggi, grazie agli studi di epigenetica, fare un passo indietro e renderci conto che modula cose incredibili, dalla struttura delle cellule all’espressione del DNA stesso …chissà cosa può fare che nemmeno immaginiamo e quindi non prendiamo neanche in considerazione?!…

Se parto dall’idea che c’è molto che non so, ma che tutto si muove secondo leggi, flussi, algoritmi… nel momento in cui il flusso si blocca significa che c’è qualcosa che non so, non vedo, non considero…

Posso permettermi di andare alla ricerca di quel qualcosa?…

Ne ho il coraggio?…

…a tutti i naviganti di mari sconosciuti alla ricerca delle proprie Verità,

Buon Vento!


[1] Il Karma: concetto assorbito in modo distorto dall’occidente, trasformando la naturale conseguenza in punizione divina, senza comprendere che non serve seminare vento per essere insoddisfatti del raccolto!.. anche se semino fragole e mi aspetto susine, sempre frutta è, ma non quella che volevo…o in altre parole il karma è l’insieme delle opportunità di apprendere ciò che ancora non so e mi ha condotto in illusioni, spesso dolorose, in cui mi sono persa/o.